Il Rifugio Arlaud nel Parco del Gran Bosco di Salbertrand
1771 m slm | Raggiungiamo il Rifugio Arlaud da località Monfol, in Val di Susa, passeggiando all’interno del Gran Bosco di Salbertrand.
Immaginate di arrivare in un’antica borgata di montagna, dove succedono cose folli, dove curiose creature sbucano da ogni angolo, alcune serie e misteriose, altre alquanto bizzarre e dispettose.
Si tratta dell’Antico Carnevale di Lajetto e i personaggi che lo animano sono le Barbuire che intrattengono e animano il pubblico immergendoli in una baraonda totale, tra scherzi, dispetti ed esuberanti balli.
Il Carnevale di Lajetto ha origini molto antiche ed è stato riproposto per la prima volta nel 2010 dopo 60 anni di assenza e fa parte oggi delle più rappresentative e particolari manifestazioni del folklore alpino piemontese.
Ci troviamo appunto a Lajetto, una delle circa 80 borgate di Condove, in provincia di Torino, in bassa Val di Susa. Situato a 850 metri di quota, era un tempo un importante crocevia e punto di riferimento per le vicine borgate. Oggi è abitata solamente più da una decina di abitanti ed è raggiungibile in auto da una comoda strada o dai diversi sentieri che partono da Condove o da Mocchie.
Questa particolare rappresentazione si tiene ogni anno la domenica grassa, ovvero l’ultima domenica di Carnevale. L’evento è curato dall’”Associazione Culturale “Le Barbuire” che si è occupata della ricerca storica, della ricostruzione dei costumi e del rito. Le comparse, volontari di Condove, sono oggi una trentina.
Le Barbuire sono i personaggi mascherati che si dividono in due gruppi: “i belli” (il dottore, il soldato, gli arlecchini, la signorina e il borghese) e “i brutti” (i vecchi, le vecchie e l’uomo selvatico).
lo riconosciamo subito perché indossa la divisa della cavalleria con un grande elmo. Accompagna sempre il medico, scortandolo e portandogli la valigetta del pronto soccorso. Nel rito finale è lui che appende il gallo al pero e tenta, invano, di tagliargli la testa.
Il soldato lo riconosciamo subito perché indossa la divisa della cavalleria con un grande elmo. Accompagna sempre il medico, scortandolo e portandogli la valigetta del pronto soccorso. Nel rito finale è lui che appende il gallo al pero e tenta, invano, di tagliargli la testa.
Il dottore indossa abiti eleganti, un mantello nero e la bombetta in testa. Il dottore ha il compito di curare le Barbuire malate somministrando loro varie medicine che risulteranno tutte vane. Solo il vino risulterà efficace.
I due arlecchini sulla testa hanno un lungo cappello bianco ornato da ciondoli colorati e vestono di bianco. Ballano al ritmo della Banda Musicale con aggraziate danze. Il loro compito è quello di aprire la sfilata e mantenere l’ordine tra le maschere.
La signorina e il borghese sono seri e vestiti in modo elegante. La signorina con cappotto, calze coprenti e un foulard in testa per celare la sua identità. È accompagnata da un signore borghese, anche lui con cappotto e cappello in testa. Sono entrambi simbolo della borghesia e mostrano stizza per gli scherzi delle coppie di vecchi di cui sono la controparte.
I vecchi e le vecchie sono intenti a creare scompiglio tra baraonde e scherzi ai partecipanti. Sono vestiti di stracci sporchi e malconci per rendersi repellenti e paurosi. Sono particolarmente scalmanati e cercheranno in tutti i modi di catturare l’attenzione dei partecipanti.
Il protagonista indiscusso è l’uomo selvatico, El Pajasso, vestito di pelli e imbottito di paglia. In faccia ha lunghi peli, calza zoccoli e ha appeso ad una gamba un campanaccio di una capra. Porta sempre con sé un bastone alla cui sommità è legato un gallo (oggi finto). È lui che, al termine della giornata, taglia la testa al gallo decretando la morte del Carnevale, la fine dell’Inverno e l’arrivo della tanto attesa Primavera, riproponendo così un antico rituale di fecondità e prosperità per la nuova stagione in arrivo.
Il corteo delle Barbuire, accompagnato dalla banda musicale, si snoda tra le viuzze della borgata di Lajetto, all’epoca molto popolata e termina nel grande prato chiamato Terahè dove la folla si raduna per assistere al taglio della testa del gallo, appeso ad un grande pero in mezzo al prato.
Se decidete di arrivare a Lajetto a piedi potete partire da Condove, con una camminata su sentiero di circa 2 ore e un dislivello di 550 metri.
Noi siamo invece partiti da Mocchie e abbiamo percorso parte del “Sentiero dei Morti”, un tragitto semplice e poco impegnativo di circa 1.30 ore e 400 metri di dislivello che ripercorre il sentiero utilizzato un tempo per il trasporto dei defunti dalle borgate posizionate in quota. Da qui la vista è mozzafiato sui Laghi di Avigliana e sulla Sacra di San Michele.
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Se ti stai preparando per la tua prima escursione in montagna ti lascio qualche consiglio per partire preparato.
Spero che anche tu possa trovare nella montagna una grande Maestra di vita!
A presto.
1771 m slm | Raggiungiamo il Rifugio Arlaud da località Monfol, in Val di Susa, passeggiando all’interno del Gran Bosco di Salbertrand.
2225 m slm | Dall’Alpe Fumavecchia raggiungiamo Pian dell’Orso e Colle del Vento. Da qui scendiamo verso il Lago Rosso e il Rifugio Valgravio.
2041 m slm | Raggiungiamo la Madonna del Cotolivier partendo dalla borgata Vanzon a Oulx e facciamo tappa al Rifugio Alpino La Chardousë.
2108 m slm | Partendo da Ramats raggiungiamo il Gran Pertus e i torrioni di rocce calcaree che si elevano sulla cresta di Cima Quattro Denti.
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