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La mia escursione sul Rocciamelone dalla Val di Susa

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L’ultima domenica di agosto sono salita sul Rocciamelone partendo da Susa, per me, ad oggi, la cima più alta che ho raggiunto!

Arrivare in cima al Rocciamelone non è particolarmente difficile e non necessita di doti alpinistiche e, anche per questo, è una vetta molto ambita e frequentata da escursionisti piemontesi e non solo.

Per arrivare sulla cima bisogna effettuare un dislivello di circa 1400 m distribuiti in appena 4,8 km, per nulla un gioco da ragazzi!

Era un’escursione che volevo fare da diverso tempo ma temevo di non farcela a portarla a termine. Così, finivo sempre per rimandarla! 

Questa volta invece ho deciso che non avevo più scuse e che dovevo mettercela tutta per raggiungere anche io quei famosi 3538 m di altitudine. Essendo agli sgoccioli dell’estate non avevo più tante possibilità davanti quest’anno quindi, ora o mai più! Così mi sono decisa e ci sono andata! 

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Il Rocciamelone è una montagna che divide la Val di Susa dalla Val di Viù. Sulla vetta convergono infatti i territori comunali di Mompantero, Novalesa e Usseglio. E’ possibile arrivare in cima attraverso due vie.

La “via normale”, di livello E/EE, ha come punto di partenza il Rifugio La Riposa, posizionato a quota 2205 m, nel comune di Mompantero, in Val di Susa.

L’altra è invece la “Via dalla Valle di Viù”, di livello Alpinistico Facile, con partenza dal Lago di Malciaussia (1805 m), nel comune di Usseglio. 

La salita dal Rifugio La Riposa (quella che vi racconto oggi), anche se non presenta punti particolarmente difficili, richiede comunque una preparazione fisica adeguata e particolare attenzione perché, soprattutto nell’ultimo tratto, il sentiero è esposto, stretto e attrezzato con corde. 

Nel Medioevo si pensava che il Rocciamelone fosse la cima più alta delle Alpi e furono diversi i tentativi di raggiungerla. La prima impresa fu però portata a termine solamente nel 1358 d.C. dal crociato Bonifacio Rotario d’Asti come voto alla Madonna.

Sulla cima vi è il Santuario più alto d’Europa e una statua in bronzo della Madonna, realizzata nel 1899 grazie a una sottoscrizione di 130.000 bambini di tutta Italia. In vetta vi è anche un bivacco, il Rifugio Santa Maria, con alcuni posti letto per le emergenze.

Ora che sapete un po’ di cose sul Rocciamelone, vi racconto la mia salita percorrendo la “via normale”, ovvero partendo dalla Val di Susa.

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Il giorno dell’escursione ci siamo svegliati presto, molto presto, in auto abbiamo raggiunto Mompantero e poi il Rifugio La Riposa attraverso 20 km di strada piena di curve, di polvere e di automobili. Proprio così, quel giorno in molti hanno avuto la nostra stessa idea. I parcheggi erano tutti stracolmi, le auto erano parcheggiate ovunque, sembrava di stare tutt’altro che in alta montagna. 

Ero molto preoccupata. Quando vado in montagna divento egoista e mi piace essere da sola o quasi, in modo da averla tutta per me. Mi sono maledetta di aver scelto proprio quel giorno, prevedibilmente molto affollato.

Continuavo a ripetermi “ma siamo sicuri di aver fatto la scelta giusta nel venire quassù proprio oggi?”. Ma ormai eravamo lì e non potevamo più tornare indietro. 

Così ci siamo incamminati, anche se un po’ delusi, comunque carichi e pieni di adrenalina.

IL RIFUGIO LA RIPOSA

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Dal parcheggio abbiamo seguito le indicazioni per il Rifugio La Riposa che abbiamo raggiunto in pochissimi minuti tramite la strada sterrata che inizia dove vi è una catena che impedisce il passaggio delle auto.

Poco prima del rifugio, un sentiero inizia a salire tra i prati e i pascoli. Di fronte a noi, piccola piccola, si intravede già la cima del Rocciamelone.

Seguiamo la traccia  che continua ad attraversare i prati sempre in costante ma decisa salita.

IL RIFUGIO CA D’ASTI

Raggiungiamo il Rifugio Ca d’Asti, posto a quota 2854 m, in appena 1.10h. Abbiamo mantenuto un passo piuttosto deciso, motivati dalla voglia di raggiungere la meta. Man mano che salivo, inoltre, la convinzione di aver scelto la giornata sbagliata andava scemando. Incontrarsi sul sentiero con tutte quelle persone, salutarsi e scambiarsi un sorriso o una battuta, era una cosa che mi stava piacendo.

Al Rifugio Ca d’Asti ci siamo fermati per una sosta. Vedevamo arrivare man mano le persone che avevamo superato prima sul sentiero. Chi distrutto, chi felice e chi entrambe le cose. 

Il Rifugio Ca’d’Asti è il rifugio alpino più antico d’Italia, risalente infatti al 1358. E’ intitolato a Bonifacio Rotario d’Asti, colui che per primo scalò il Rocciamelone.

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VERSO I 3000 METRI

Qui al rifugio non potevamo fermarci molto perché avremmo rischiato di faticare troppo per riprendere la salita, quindi siamo ripartiti quasi subito. Sapevo di aver davanti a me il pezzo più difficile e più lungo dell’intera escursione. Dal rifugio si continua infatti la salita seguendo la segnaletica bianco-rossa su pietraie e su un terreno piuttosto polveroso.

Così pian pianino, passo dopo passo, camminavamo e ci lasciavamo alle spalle un pezzetto di quel sentiero sempre in maledetta e tremenda salita. 

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In questo tratto il sentiero non è largo, quindi si sale in fila indiana, tutti seguendo il proprio passo. Perciò, quando qualcuno dietro di te sale più veloce, ti accosti, lo saluti e lo lasci passare. Lui ti ringrazia e magari ci si scambia due parole.

Mentre camminavo quindi, iniziavo a pensare che la montagna non è solamente solitudine e contemplazione (come piace tanto a me) ma è anche condivisione e unione! E mai come in quel momento ne ho avuto la conferma. 

Avevamo tutti, adulti, ragazzi, anziani, bambini, uno scopo comune: arrivare in cima al Rocciamelone! Eravamo lì per lo stesso motivo e stavamo vivendo tutti la stessa esperienza e le stesse emozioni.

Eravamo estremamente stanchi e tutti estremamente cordiali e amichevoli. Nessuno si conosceva eppure sembrava di conoscerci tutti da sempre. Si era creata una sorta di complicità difficile da spiegare, ma bellissima da vivere.

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LA CROCE DI FERRO

Dopo una serie di tornanti raggiungiamo la cresta dove la pendenza, per un breve tratto, è meno marcata e ci fa riprendere un po’ fiato. Da qui a poco raggiungiamo la Croce di Ferro posta su di un pilone, siamo già a quota 3300m.

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Da qui inizia il tratto più impegnativo dell’escursione al Rocciamelone dove la pendenza è molto marcata e l’altitudine inizia a farsi sentire sul serio.

L’ultimo pezzo con la corda mi ha distrutta, anzi, distruggeva tutti! Eravamo stanchi e molti (me compresa) stavano iniziando a soffrire il mal di montagna, ma dovevamo tenere duro perché non mancava più molto. 

La gente che scendeva sorrideva e incitava dicendo quanto mancava all’arrivo e faceva passare, facendosi di lato per permetterci di aggrapparci alla corda e salire in sicurezza.

L’ARRIVO SULLA CIMA DEL ROCCIAMELONE

Quando stavo per arrivare, all’ultimissimo passo prima di mettere piede sulla cima, un signore che era arrivato poco prima di me mi ha guardata, ha alzato al cielo le braccia e sorridendomi mi ha detto “dai che sei arrivata, ce l’hai fatta anche tu!”.

È stato in quel momento preciso che ho capito tutto e ho dato finalmente una risposta alla mia domanda: “Sì, oggi abbiamo fatto la scelta giusta nel venire quassù!”

Dal Rifugio Ca d’Asti alla cima del Rocciamelone abbiamo impiegato esattamente 1.45h. Siamo molto soddisfatti di essere riusciti a portare a termine l’escursione e di averlo fatto in meno di 3 ore (sosta al Ca’ d’Asti esclusa)!

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Da quassù la vista è sensazionale e mozza il fiato. La statua della Madonna, con i suoi 3 metri di altezza, domina la cima del Rocciamelone

Ci guardiamo intorno per trovare dei punti di riferimento e cercare di riconoscere le vette e i laghi che da quassù scorgiamo minuscoli. Vediamo il Monviso, il Monte Bianco, il Gran Paradiso, il Monte Rosa e la collina torinese. E’ ben visibile l’intera Val di Susa fino al Monginevro, la Val Cenischia fino al Lago del Moncenisio e la Val di Viù con il Lago di Malciaussia e, appena sotto di noi, alle spalle della Madonnina, il ghiacciaio del Rocciamelone.

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Ci fermiamo parecchio tempo. Mangiamo, ci riposiamo e ci godiamo il panorama.

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LA DISCESA

La discesa la percorriamo prestando attenzione e molta prudenza perché il terreno, soprattutto nel tratto sotto la cima, è piuttosto scivoloso. Ritornati al Rifugio Ca d’Asti, troviamo ad attenderci il nostro amico Gabriele, che lavora qui, e ci prendiamo un’altra bella pausa facendo una sostanziosa merenda davanti al caminetto acceso. Ce la siamo proprio meritata!

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Da qui ci resta solamente più da percorrere l’ultimo tratto che ci riporterà al Rifugio La Riposa e alla nostra auto.

Siamo parecchio stanchi ma molto soddisfatti e ancora carichi di adrenalina. Sarà un’escursione che porterò sempre con me, nei miei ricordi migliori!

QUALCHE CONSIGLIO IN BASE ALLA MIA ESPERIENZA

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Se ti stai preparando per la tua prima escursione in montagna ti lascio qualche consiglio per partire preparato.

Spero che anche tu possa trovare nella montagna una grande Maestra di vita!

A presto.

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4 risposte

  1. 3538 m di altitudine , complimenti !
    premetto che non sono sicura che potrei farcela, anche se mi piacerebbe davvero tanto, bellissima camminata che permette di avere intorno un paesaggio mozzafiato, in questo caso un WOWWW ci vuole.

    1. Ti ringrazio, è stata un’esperienza unica. La fatica è stata subito ripagata dalla vista mozzafiato e della soddisfazione di essere arrivata in cima!

  2. Bellissima escursione! Ho il fiatone solo a leggere dei vari percorsi in salita! Immagino quanto sia stato bello conquistare l’arrivo, nonostante la fatica. Per come sono allenata io in questo momento, ti avrei probabilmente aspettato al primo rifugio per la sostanziosa merenda…

    1. Già, è stata un’esperienza unica! Beh dai, è una bella escursione anche solamente raggiungere il primo rifugio…da lassù si ha una vista fantastica!

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